Attraverso vedute e personaggi della città di Milano, di Vienna e dell’Istria, Mapelli ripercorre, forse inconsapevolmente, le matrici delle sue origini, che affondano nelle certezze formali e nel dibattito introspettivo innescato dalla cultura mitteleuropea nel novecento e nella poetica del fare lombarda. Dimostrando una capacità documentaria, acuta ed espressiva, che per certi evoca l’icasticità di grandi dell’arte del terz’occhio quali Robert Capa nel descrivere con vivezza l’Italia del dopoguerra o di Fosco Maraini nel vivo racconto del nostro Sud.

Marianna Accerboni

Rigorosamente in bianco e nero le fotografie della triestina Barbara Mapelli compongono con taglio verista e felice intuizione del particolare un emisfero toccante che accomuna ironici clochard, giovani musicisti di strada, invisibili abitanti delle case diroccate dell’Istria. Fotografa ma anche pittrice, Barbara dipinge i medesimi personaggi con acutezza e poesia mostrando, nelle foto e nei quadri, una capacità documentaria capace di evocare icone quali Robert Capa quando descrisse con intensità l’Italia del dopoguerra o di Fosco Maraini nel suo vivo raccontare il nostro Sud.
Rivista Cortina

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